Orari Messe

ORARIO FESTIVO 

8.00 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 19.00

ORARIO FERIALE 

7.00 (lun – ven fino al 31 luglio)

8.00 – 19.00 (compreso il SABATO)

ROSARIO

18.30 – DOMENICA 19.00

CAPPELLINA S. GIUSEPPE
(STAZIONE TIBURTINA)

PRIMO VENERDÌ ORE 18.00 (tranne luglio ed agosto)
FESTIVI ORE 11.00 (tranne luglio ed agosto)

 

Missioni

Missioni

È difficile dire cosa vuol dire la parola Missione. È un insieme di pensieri, immagini e colori raccolti nel tempo che si susseguono come gli anelli di una catena. Uno insegue l’altro, come le note di una musica…come le parole di una canzone.
Tante sono le parole che si possono usare per spiegare cosa significhi questa parola; parole che forse possono essere racchiuse tutte in una canzone… e nulla rimane più impresso che una canzone.

Incantamento

“…ma due occhi che ti guardano così vicini e veri
ti fan scordare le parole, confondono i pensieri…”

 

Per molti la missione è cominciata qui… negli occhi dei bambini soldato di un documentario, o di un asilo brasiliano, o nella piazzetta davanti alla scuola del nostro quartiere. L’infanzia violata che dà un volto al monito di Giovanni Paolo II: “non si può restare indifferenti alla fame”. L’infanzia fragile della nostra società tecnologica che rischia di smarrire lo stupore. Solo lo stupore, l’incanto accende il desiderio di qualcosa di più, per questo Gesù dice: se non ritornerete come bambini non entrerete mai.

Incontro

“…così diventa tutto piccolo anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita come la scia di un’elica…”

 

Ti guardi intorno. Lo stile di vita dei film americani è davvero poca cosa per cui investire tutte le energie che si disperdono come le onde spezzate da un’elica. È vero, per la scienza la vita è solo una doppia elica che si trasmette, si trasforma… ma se non le diamo un senso si tradisce. Per noi un volto, un viaggio, una pagina di Vangelo sono stati quel senso, e in fondo quando parliamo di Dio non facciamo altro che raccontare l’incontro che ci ha cambiato la vita.

Annuncio

“…e ricominciò il suo canto:
Te voglio bene assai ma tanto bene sai…”

 

Queste parole sintetizzano lo stile e il cuore dell’annuncio missionario. Lo stile è quello del Magnificat dove Maria racconta le meraviglie che il Signore ha fatto in lei, nell’annuncio dell’angelo. Quell’annuncio come spiega Don Andrea Santoro è lo stesso anche per noi: pace a te creatura di cui Dio si è innamorato di più. Dio si è innamorato di noi, di me, di te, più di chiunque altro. E questo amore di Dio per la sua creatura le dà una bellezza interiore ed esteriore tutta divina.

Appartenenza

“..è una catena ormai…”

 

È un passaparola senza frontiere, che ci lega l’uno all’altro come aveva pregato Gesù: “non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”. È lui il primo missionario, l’inviato del Padre ma non come “inviato speciale” che ha l’esclusiva nei telegiornali, che guarda l’indice di ascolto, che parla a reti unificate. Anzi chiama i suoi discepoli a uno a uno con la voce sommessa di una nutrice.

Essere Chiesa

“…che scioglie il sangue dint’e vene sai..”

 

E a quanto pare si fida… si fa prendere nelle mani dei sacerdoti durante la messa, si fa raccontare dalla bocca dei catechisti e dalla voce del coro, va in giro per le strade coi piedi dei ministri straordinari e con gli scarponi degli scout. È nel sorriso degli anziani, è negli occhi trasparenti dei bambini. Forse è così che tutti insieme come comunità siamo il Corpo di Cristo.

Se è così, allora, la missione non sembra una cosa fuori portata.

Forse come dice Alex Zanotelli è: “…sedersi dove la gente si siede e lasciare che Dio avvenga…”